Da fuori sede come me, ogni tanto puoi sentire la mancanza di casa, dell’Abbbbbruzzo. Per fortuna mia e del mio miglior compare Pescarese a Milano, abbiamo sentito di un ristorante tipico della nostra Terra: “Il Casereccio” che usa solo prodotti tipici. Io stesso faccio fatica a trovare queste delizie quando torno a casa!
Anche se lontano da Milano, a mongulo direi, il mio compare ed io pianificavamo di andarci da dicembre, ma fra una cosa ed un’altra si è sempre rimandato, purtroppo. Fino alla settimana scorsa, il 27 Febbraio, giorno che non dimenticheremo facilmente. La nostra avventura culinaria stava per iniziare.
Una volta arrivati, nonostante il cartello "aperto", citofoniamo: erano mesi, se non un anno che non andavamo al ristorante, eravamo un po’ spaesati, eccitati, forse anche un po’ spaventati, tutta colpa di quel COVID19, ma sicuramente eravamo AFFAMATI. Ci apre Silvio, un uomo dal cuore d’oro, che da subito ci ha accolto come se fossimo i suoi figli. Quando ha sentito che siamo abruzzesi gli si è accesa la luce nei suoi occhi verdi, non che prima non ce l’avesse, ma ora erano proprio luccicanti, come il carbone ardente che attende di essere messo sulla fornacella, per fare il lavoro per cui è nato: cuocere gli arrosticini.
Ci mostra il ristorante: pulito, ordinato, con i tavoli tutti pronti. Anche l’arredamento molto suggestivo, tutto in legno con vari arnesi e pentole d’epoca che, fatemelo dire, quant si bell! Una leggera musica di sottofondo ti faceva sentire veramente a casa.
Inizialmente eravamo solo noi 2, Silvio e Massimo, il cuoco che si da carico di tutta la cucina, con passione, amore, ma soprattutto, sapore. Che uomo!
Ce la prendiamo con comodo facendoci un po’ di pettile con Silvio che si occupa di tutto il servizio e di far stare bene ogni cliente, e ci riesce proprio bene!
Ci viene spiegato il menù speciale della giornata, con una quantità innumerevole di portate, e prezzi bassi, cosa che in Lombardia non si vede da nessuna parte. In poche parole: anche per questo fatto eravamo a casa.
Iniziamo con uno spumante di benvenuto ed un tagliere di salumi, affettati e formaggi, più stuzzichini vari, tanto per star leggeri. Non mangiavamo queste delizie da chissà quanto, nessuno dei due torna molto a casa, ma iniziavamo a sentire di esserci.
Arriva il primo: chitarra al sugo, portata che sembrava per 4, ma non ci tiriamo mica indietro, forchette in mano e via!
Ora veramente sentivo quel ristorante come casa mia, perciò quando viene il nostro cameriere preferito, perché veramente, mai avuto un servizio così piacevole, gli riferiamo il nostro entusiasmo e la felicità sul suo volto era palese. Massimo e Silvio vogliono fare questo con il loro ristorante: far sentire ogni cliente a casa, con la pancia piena e volto sorridente.
Secondo primo: ravioli alla ricotta con piselli, accostamento insolito ammetto, ma degno di essere servito. Anche qui porzioni abbondanti, senza che ve lo stia a dire.
Iniziamo a sentire un po’ la sazietà, eravamo fuori allenamento con i ritmi da vita di universitari fuorisede, era come se avessimo mangiato per 5 giorni no stop. Ma ci attendeva ancora un po’ prima della fine, quindi: bicchiere di vino, respiro profondo e forchetta e coltello alla mano per deliziarci con lo spezzatino d’agnello e patate al forno, da leccarsi i baffi.
In Lombardia, al “norde”, gli arrosticini sono finti, invece i nostri due signori se li fanno spedire direttamente da un posticino abruzzese e Massimo sa il fatto suo sulla cottura!
Ad una decina di giorni ormai, mi sento ancora lì, con il ricordo di una casa di due amici.
Quando ci hanno accompagnato fino all’uscita, avrei voluto abbracciarli e ringraziarli per la gioia che ci hanno trasmesso grazie al cibo, ma mi son dovuto limitare solo a quest’ultima. E lo continuo a fare: grazie ancora!
È stata un’esperienza indimenticabile, che consiglio a tutti quelli che sono fuorisede in Lombardia, o che semplicemente vogliono (ri)assaggiare i piatti tipici
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