Vorrei cominciare col dire che mi ci sono imbattuto per caso: senza cercarlo, l'ho scelto per le sue recensioni positive e si è rivelato una felice sorpresa.
Il giudizio sintetico è già nelle 5 stelle. Ma c'è bisogno di spendere qualche parola in più su questo posto per recensirlo come merita.
Parto dalle note dolenti, poche ma presenti. E' un po' fuori mano. E senza essere del posto, senza conoscerlo prima e senza avere un navigatore sfido chiunque a trovarlo senza perdersi. La viuzza un po' anonima in cui questa piccola perla è relegata, francamente, fa un po' tristezza e dopo aver lasciato la macchina nell'ampio spiazzo a pochi metri dall'entrata (non segnalato adeguatamente all'esterno), bisogna solo percorrere una ventina di metri di una stradina piena di buche per arrivare all'ingresso, in un compound più ampio che comprende anche un'altra struttura. Tutto molto defilato, dalle apparenze esterne tra il freddo bauhaus e il desolato. Prima di entrare, sinceramente, la sensazione non è buona.
Poi però entri e cambia tutto. Radicalmente.
Vieni accolto da personale vestito elegantemente, con modi cortesi e raffinati. Prendono il tuo soprabito e ti fanno strada in una sala non eccessivamente grande che però è una piccola oasi: piante da interno, legno, materiali naturali, fiori freschi ad ogni tavolo, sedie stilose, atmosfera calda, musica da camera in sottofondo. In effetti, nel mio caso, provi un po' di disagio essendoti presentato solo in jeans, felpa e anfibi.
Il personale di sala è preciso, attento, premuroso. Ti presenta il menu, con la sinossi dei singoli piatti, la filosofia del locale e dello chef (della chef, donna) e sembra in effetti di essere in un locale di lusso.
I piatti sono ricercati e per quanto, per deformazione, noi non si guardi mai i prezzi di ciò che si mangia, sorge al principio un timore reverenziale per una cucina così ricercata da risultare (forse?) eccessiva: arriveranno assaggini gourmet? Piatti semivuoti spennellati come fumo negli occhi? Sarà più forma che sostanza?
All'inizio ci si sente un po' spaesati ma poi succede il miracolo: ti accorgi che il personale non è impostato, ti sta realmente coccolando... e cominci ad abituartici.
Arrivano gli antipasti, ciascuno descritto nel dettaglio, e non deludono: i gamberi sono squisiti, il salmone è delizioso. Ci si guarda in faccia, al tavolo, e ci si trova d'accordo: l'inizio è col botto. La genovese di finocchio è delicata e particolare, il risotto alla rapa rosso e fonduta di parmigiano non solo è impiattato con cura e bello da vedere ma, quel che più conta, è delizioso. Il polpo croccante è un ottimo piatto, benché forse, tra quelli provati, il meno riuscito ma la materia prima è assolutamente di qualità. Il baccalà fritto, allo stesso modo, si presenta delicato e gustoso. Nessun eccesso di sale. I dolci, una pastierina e una caprese con sbuffo di gelato, sono gradevoli e porzionati adeguatamente.
Il personale si affaccia di tanto in tanto in modo discreto, cambiando tutte le posate ad ogni portata (sic! una sciccheria), versando il vino e riempiendoti di attenzioni. Se si viene da ristoranti «normali» o trattorie, come noi, si sente quasi il bisogno di confessarlo: non siamo abituati a tanto. E così, dopo il lauto pasto, che nella kalma più totale inaspettatamente dura più di un'ora semplicemente volata via senza accorgersene, parzialmente annebbiati dai fumi di uno Chardonnay del 2021, su richiesta si riceve il caffè. Che viene gentilmente offerto.
E al momento catartico di pagare, quando tutti i nodi (anche della vita) vengono al pettine, ti accorgi che il conto è come tutto il resto: onesto e sincero. Arrotondato per (largo) difetto dal titolare che, non essendo noi della zona, si augura possiamo ritornare. E torneremo.
Non avrei pensato di dirlo ma: state attenti, crea dipendenza.
Da preferire in modo assoluto per un pranzo o una cena romantica: si fa un figurone.
Non mi stupisce che attualmente sia in cima alla lista dei ristoranti di Pompei. Molto consigliato.
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