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30/10/2015
A dispetto del nome, questo ristorante-pizzeria di quartiere, già poco invitante dall'esterno, non è piacevole dirlo, ma è tremendo in tutto e per tutto.
Basti pensare che ci abito di fianco e in 4 anni mi sono sognato di provarlo per una pizza agli inizi e in questo frangente irripetibile (non senso letterale del termine).
Se poi si conta che in zona si mangia mediamente molto bene, siamo di fronte a un vero, proprio disastro. Ma andiamo con ordine: il posto è appunto tetro, spoglio, triste e almeno quella sera, vuoto.
La pulizia lascia molto a desiderare: briciole di pane su tovaglie con aloni, polvere sugli stipiti, menù plastificati unti e vecchi.
La gestione, ossia il titolare e il pizzaiolo, non brillano per simpatia, fanno giusto il loro dovere.
La musica (radio) è alta, ma resta la cosa migliore dell'esperienza.
La carta propone un'accozzaglia di tutto, a metà strada tra un menù turistico e tutto il surgelato possibile e immaginabile.
Tra un prosciutto e melone e un cocktail in salsa rosa, accetto la sfida e ordino Bruschette, stracolme di aglio, Tortellini panna e prosciutto, indecifrabili e Fritto misto di gomma.
Lei prova la pizza, ingenuamente pensa di farla franca e opta per la Quattro stagioni più scialba e cruda della storia.
Segnalo delle erbette "alla toscana", con pomodoro e prosciutto (?!?!) da Cucine da incubo.
Insomma, non ho gustato nulla, mi sono sfamato. Conto scarso, come tutto il resto.
Mi fermo qui per non esagerare; per me insalvabile.
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