Piero M4/5
03/03/2018
Trattorie come queste dovrebbero esser preservate a memoria postuma per mostrare come erano le trattorie negli anni 70. Non mi spingo più in la in quanto quelle degli anni precedenti le ricordo povere, piene di fumo, caligine con la stufa economica che perdeva fumo dalle piastre, pochi piatti e da bere solo spuma, gazzosa, e tanto vino tagliato con il ‘Manduria’ o quello di ‘Trani’ i vini forti del Sud che fornivano un prodotto finale a poco prezzo sufficiente ad annebbiare le fatiche di chi in montagna ci campava. La sala adesso è più accogliente ma tante sono soprammobili e ritratti appesi alle pareti : foto di famiglia, il mulo imbastato con sacchi di tutto e la posta quando la strada per arrivare sino a qui era ancora un ‘sogno’, ricordi di sagre, mangiate e alpini. Sulla parete il posto d’onore è per la televisione sempre accesa come ai tempi di “Lascia o Raddoppia. Il locale è decoroso. Tavoli e sedie vicini quasi a scaldarsi gli uni alle altre. Fuori freddo e neve dentro il caldo della stufa che andava a manetta vicina ad una grande botte, Ambiente rustico, genuino a conduzione famigliare . In cucina ed ai tavoli papà, mamma e Mara o Marta carina e disponibile anche a scattare la foto del gruppo attorno al tavolo. Menù di montagna : casoncelli, (ravioli bergamaschi buoni) pizzoccheri (molto conditi ma un po’ sciapi’) brasato o arrosto di vitello buono e tenero con polenta alla piastra (modesta per sapidità e gusto). Vino acqua e caffè ed amarino finale sui 15 euro. Voti : menù 8 ambiente 10, disponibilità 10. Servizi immacolati. Ci tornerò per far conoscere questo posto anche a mia moglie e per dar lavoro a chi sulla montagna ci vive. Scomparsi questi posti scomparirà un mondo non solo fatto di ricordi ma di testimonianze.
Si è verificato un errore! Riprova tra qualche minuto